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Antonio Fanni, 69 anni, meccanico in pensione. Uccide la suocera con una coltellata alla gola e ferisce la moglie

Santa Maria Navarrese, 7 Luglio 2017


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Omicidio a Santa Maria Navarrese: il movente potrebbe essere la gelosia (Sardegna Live – 8 agosto 2017)
E’ piantonato dai carabinieri all’ospedale di Lanusei, in stato di fermo, Antonio Fanni, meccanico in pensione di 69 anni, accusato di omicidio volontario per aver ucciso a coltellate la suocera Anna Melis, 87 anni, e tentato di uccidere la moglie Maria Melis, 67 anni, a seguito di una lite avvenuta ieri pomeriggio a Santa Maria Navarrese, in Ogliastra.
E’ piantonato dai carabinieri all’ospedale di Lanusei, in stato di fermo, Antonio Fanni, meccanico in pensione di 69 anni, accusato di omicidio volontario per aver ucciso a coltellate la suocera Anna Melis, 87 anni, e tentato di uccidere la moglie Maria Melis, 67 anni, a seguito di una lite avvenuta ieri pomeriggio a Santa Maria Navarrese, in Ogliastra.
I carabinieri della Compagnia di Lanusei, coordinati dal capitano Claudio Paparella, hanno ricostruito quanto avvenuto nell’abitazione all’ora di pranzo. I coniugi avrebbero iniziato a litigare a tavola. Pare che Fanni accusasse la moglie di un presunto tradimento, di cui la donna non sapesse nulla. Un ricordo forse, un pensiero di qualche anno prima, riemerso improvvisamente che avrebbe innescato la discussione e poi l’ira del 69enne che avrebbe afferrato un coltello.
La suocera avrebbe cercato di calmarlo ma, come la moglie, è stata accoltellata. Maria Melis è riuscita a fuggire e barricarsi in una delle camere, facendo scattare l’allarme. Il primo ad arrivare sul posto è stato il cognato, che ha trovato Fanni in campagna. L’uomo a quanto pare avrebbe detto subito: “ho ucciso mia suocera”, per poi ripetere, “mi hanno rovinato la vita”. I carabinieri hanno recuperato l’arma usata per il delitto: un grosso coltello da cucina che si usa per tagliare il pane. Oggi sarà affidato l’incarico per l’autopsia sul cadavere dell’anziana vittima.

Baunei, parla l’amica di Anna Melis uccisa dal genero: “Stava male in quella casa” (Unione Sarda – 9 agosto 2017)
“Diceva spesso che stava male in quella casa; che lui, il genero, non la poteva vedere”. Maria Ghironi, 63 anni, lascia a passi veloci la via Pedras per andare alla fermata del pullman che la porterà a Lanusei. Sta andando a piangere il corpo senza vita di Anna Melis. Ha la voce spezzata dal dolore per l’amica uccisa, con lei faceva lunghe passeggiate. Parla mentre i suoi occhi diventano lucidi, carichi di lacrime: “Da un anno e mezzo ci vedevamo quasi ogni giorno”.
La donna ha saputo presto dell’omicidio: distrutta dal dolore, racconta di quel rapporto difficile con il genero. Fino ad arrivare alle coltellate mortali. “Non riesco a parlare, Anna mi aveva confidato che in quella casa si trovava male, ma sa come vanno queste cose, ascoltiamo e poi non si può fare niente”.
IL PESO DEGLI EVENTI – Santa Maria Navarrese, borgata marina di Baunei, è un paese affollato di turisti. La vita, a ventiquattro ore dall’omicidio, scorre come ogni agosto nel pienone degli alberghi e dei negozi, ma sono gli abitanti della frazione a portare il peso degli ultimi eventi. I più anziani seduti sui muretti o sulle panchine vicine alla spiaggia osservano i forestieri e commentano la tragedia. In questa stessa via lunedì mattina Antonio Fanni era passato e aveva dato il buongiorno ai suoi compaesani: “L’ho visto io”, dice Giovanni Canu, 70 anni, “è passato proprio qui, sembrava tranquillo, ci ha salutati tutti. E poi dopo poche ore ho saputo quello che ha fatto, non potevo crederci”.
Dalla via principale che costeggia la spiaggia, s’imbocca via Monte Oro per poi arrampicarsi sulla collina in via S’Olidone Longu, località “Ulbai”, considerata la periferia perché costeggia la campagna: una serie di case con piccoli giardini e orti curati. In tanti andavano su per la collina, a casa di Antonio Fanni, a chiedergli aiuto. Perché il meccanico originario di Tortolì, nonostante le difficoltà al cuore, cui ora si era aggiunto l’Alzheimer, era comunque rimasto un riferimento, anche quando aveva abbassato la saracinesca della sua officina. Preciso, puntiglioso, sapeva aggiustare tutto. “Un’incone e pani “, dicono alcuni. “Non l’aspettavamo proprio da lui una cosa così”, afferma Gianni Secci, 69 anni, “era una brava persona”.


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