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Emanuele Riggione, 42 anni, autotrasportatore disoccupato, pregiudicato, padre separato. Uccide la convivente a colpi di piccozza

Roma, 6 Agosto 2018


Titoli & Articoli

Elena uccisa a colpi di piccozza da Emanuele. Lui pensa al suicidio, poi confessa: “Volevo i soldi per la droga” (Roma Today – 6 agosto 2018)
Emanuele Riggione nella notte di domenica ha ucciso Elena Panetta, sua amica e convivente da 8 mesi
“Sono stato io”. Poche parole, dette in lacrime. Così Emanuele Riggione, 42 anni di Terracina, ha confessato l’omicidio di Elena Panetta, 57enne di Roma. L’ha colpita mortalmente con una piccozza alla testa ed al corpo lasciandola nell’appartamento della donna, in via Corigliano Calabro nel quartiere Statuario, tra la zona di Capannelle e quella di Appia Nuova.
Emanuele Riggione ha raccontato i fatti nella mattinata del 6 agosto ai Carabinieri di Latina. Viveva con Elena Panetta in quella casa da 8 mesi, agli inquirenti l’ha definita “un’amica”. Un rapporto, tuttavia, vissuto sul pericoloso filo della droga. Entrambi, secondo i riscontri dei militari, ne facevano uso.
Riggione, autotrasportatore ma al momento senza occupazione e già conosciuto alle forze dell’ordine, si sarebbe fatto l’ultima dose di cocaina nella mattinata di domenica, poche ore prima dell’omicidio. Il demone della polvere bianca la sera di quel 5 agosto avrebbe avuto la meglio sul 42enne, così come lui stesso ha ammesso ai Carabinieri.
Nell’abitazione al civico 27 di via Corigliano Calabro gli animi, dopo le 23, si scaldano. Emanuele Riggione chiede insistentemente ad Elena Panetta i soldi per la droga, vuole comprarsi un’altra dose. Al rifiuto della donna, però, l’uomo ha un raptus e così prende una piccozza trovata in casa e colpisce la 57enne, bidella di professione in una scuola di Roma. Prima un colpo in testa poi al corpo. Lei resta esanime sul pavimento. Elena è morta nella notte tra domenica e lunedì. Il 57enne, una volta realizzato la brutalità del suo gesto, ha poi lasciato l’abitazione nel quartiere Statuario, salito sulla sua Fiat Panda e girovagato per Roma. Il senso di colpa però resta incolmabile.
Così, come confessato ai Carabinieri, pensa al suicidio: il luogo è quello tra Terracina e Latina, dove c’è un terreno agricolo che conosce. Ci arriva intorno alle 6:30 del mattino del 6 agosto.  Emanuele Riggione raggiunge quel campo, però, cambia nuovamente direzione e si reca presso la Caserma dei Carabinieri di Latina. Sono le 9:30. La confessione, in lacrime, ascoltata dai militari e dal sostituto procuratore Valerio De Luca. Non lascia spazio a dubbi: Emanuele Riggione ha uccisio Elena Panetta. La donna è stata rinvenuta nel luogo esatto descritto dal suo omicida, vicino al corpo anche l’arma del delitto. Una piccozza appunto e un coltello, con qualche traccia ematica. Sequestrate entrambe le armi, così come la Fiat Panda e i vestiti sporchi di sangue di Riggione arrestato con l’accusa di omicidio aggravato.

Dagospia – 7 agosto 2018
Voleva ancora soldi per comprare altra cocaina ma lei si è opposta. Così al culmine di una lite Emanuele Riggione, 42 anni ha afferrato una piccola piccozza e un coltello e colpito più volte Elena Panetta, la donna di 57 anni che lo ospitava da 8 mesi. Era mezzanotte. La vicina ha sentito dei rumori forti, il cane, un pinscher, abbaiare ma più di tanto non ci ha fatto caso, a casa di Elena c’ era sempre una festa fino a notte fonda raccontano allo Statuario. Poi il silenzio.
Riggione, ha lasciato la chiave nella toppa di casa è uscito nel cortile, ed è salito sulla Panda della donna. Ha vagato tutta la notte, diretto verso Terracina, la sua terra d’ origine. Aveva ancora le macchie di sangue su un piede quando si è presentato al comando provinciale dei carabinieri di Latina. Ha suonato, è entrato come se dovesse fare una qualsiasi denuncia, si è avvicinato al piantone della caserma e ha detto: «Ho fatto una cosa gravissima».
Erano circa le 9,30: Emanuele Riggione, 42 anni compiuti una settimana fa, confessava poco dopo, in lacrime, di aver ucciso Elena, nel suo appartamento, in via Corigliano Calabro.
«Un’ amica», così l’ ha descritta al sostituto procuratore Valerio De Luca che lo ha arrestato con l’ accusa di omicidio aggravato. «Eravamo entrambi sotto l’ effetto della cocaina, le ho chiesto i soldi per andarne a comprare altra ma lei si è rifiutata, abbiamo iniziato a litigare e a quel punto mi è scattato un raptus».
Originario di Terracina, dove ha vissuto fino a qualche anno fa e dove sono i familiari, l’ autotrasportatore ha due figli, è in fase di separazione dalla moglie e disoccupato da qualche mese.
Ai carabinieri ha raccontato che dopo il delitto e dopo aver girovagato per Roma aveva deciso di tornare «nella sua terra» per farla finita. Alle 6,30 si è fermato al confine tra Terracina e Latina ma poi non ha avuto il coraggio e ha deciso di presentarsi in caserma.
I militari hanno avvisato i colleghi romani e nel giro di poco hanno avuto la conferma: i carabinieri della compagnia Casilina sono entrati nella casa al pian terreno con l’ aiuto dei vigili del fuoco e scoperto il corpo della donna a terra nel soggiorno, aveva ferite alla testa e sul corpo. C’era anche l’ arma del delitto. Riggione è stato arrestato con l’ accusa di omicidio aggravato.
Elena, separata da anni, viveva nella casa del padre da sempre, allo Statuario. Lascia due figli, la ragazza si era laureata da poco, a Firenze. La donna lavorava come assistente scolastica in un istituto professionale di Tor Carbone. Aveva un cagnolino, Eva, molto conosciuto nel quartiere perché «abbaiava sempre quando era solo nel cortile di casa». «In casa sua c’ era sempre una gran confusione fino a notte», raccontavano nella zona.
I VICINI Elena era una donna «libera, esuberante, selvaggia, eccessiva», certo «c’ era un viavai poco raccomandabile» dice qualcuno; «una brava donna, poi ognuno fa quel che vuole», replicano altri.
Qui allo Statuario tutti si conoscono, «nella palazzina davanti abita il fidanzato della povera Pamela Mastropietro». Elena arrotondava affittando una stanza, il suo appartamento era molto grande.
Quanto a Riggione, aveva fatto anche tratte estere, si era sottoposto a un programma di disintossicazione in una comunità ma senza esito. Aveva piccoli precedenti per ricettazione, furto e droga.
Proprio per quest’ ultima è scoppiata la lite con Elena, che su Facebook, più volte aveva pubblicato foto che la ritraevano con il volto circondato dalla scritta No alla violenza sulle donne. Nel suo profilo si descriveva solare estroversa ma non pestarmi! viene fuori il killer che è in me! Non accetto Sogni da sconosciuti.

Uccise una donna a colpi di piccozza, Riggione condannato a trenta anni per omicidio (Latina Today – 10 ottobre 2019)
Il 42enne di Terracina voleva del denaro per comprare della droga ma lei aveva detto di no
E’stato condannato a trenta anni di carcere Emanuele Riggione, autotrasportatore di Terracina riconosciuto colpevole dell’omicidio di Elena Panetta, uccisa a colpi di piccozza il 5 agosto 2018 nel suo appartamento di Roma. All’origine dell’uccisione della 57enne una richiesta di denaro da parte dell’uomo per acquistare altra droga, richiesta alla quale la vittima aveva risposto negativamente. Così lui l’aveva colpita ripetutamente con una piccozza poi era fuggito per poi costituirsi, a distanza di qualche ora, presso la caserma dei carabinieri di Latina.
Il processo si è tenuto davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Corrado Cappiello con il rito abbreviato condizionato ad una perizia medica con la quale la difesa – rappresentata dagli avvocati Angelo Palmieri e Adriana Anzeloni – intendeva dimostrare che l’enorme quantità di droga assunta dal 42enne lo rendeva incapace di intendere e volere. Una tesi smentita però dal consulente della Procura che ha riconosciuto Riggione capace di intendere e volere tanto che nell’udienza di ieri la difesa ha chiesto che venisse effettuata una nuova perizia, istanza respinta dal giudice. A conclusione di una lunga camera di consiglio è arrivata la sentenza con la quale Riggione è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi e condannato a trenta anni di carcere.

OMICIDIO PANETTA: DEFINITIVI I 30 ANNI PER RIGGIONE (Latina Tu – 26 giugno 2021)
La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso della difesa che puntava a diminuire la pena di 30 anni inflitta al 45enne pontino sia in primo grado che in Corte d’Appello nel 2020. Anche il Procuratore Generale aveva chiesto la conferma della pena scaturita dall’omicidio della 57enne Elena Panetta, uccisa a colpi di piccozza nella notte del 6 agosto 2018.
Riggione, reo confesso, era ospitato nella casa della donna, che lavorava nel mondo della scuola, in Via Corigliano Calabro nel quartiere Statuario a Roma, tra la zona di Capannelle e l’Appia Nuova. L’autotrasportatore di Terracina, giudicato col rito abbreviato, colpì alla testa la vittima in un raptus di violenza. Come emerso in sede d’indagine, Riggione aveva chiesto alla vittima dei soldi per acquistare cocaina. Al suo rifiuto, ne scaturì una lite, poi sfociata in tragedia violenta: Riggione prese la piccozza colpendo brutalmente la donna, per poi scappare lasciando esanime all’interno della sua abitazione. L’uomo girò in auto, senza meta, per qualche ora, fino ad arrivare a Latina. La mattina seguente all’omicidio, Riggione si presentò spontaneamente presso la Caserma dei Carabinieri di Latina per costituirsi e indicare ai militari il luogo del delitto.


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